LETTERA DI UN VOLONTARIO
17 marzo 2021
Strade deserte, silenzio irreale, città immobili. Ascolto il motore dell’ambulanza, la nostra 607, che da Buscate ci porta verso Bergamo.
È il marzo del 2020.
Bergamo: la città che per prima si è piegata sotto le difficoltà del Covid-19, ma che non si è spezzata, la città inondata come da uno tsunami, ma che si è rialzata.
Viaggiamo verso Bergamo che ha bisogno di aiuto, ha bisogno di un’ambulanza in più, ha bisogno di noi.
Le giornate si susseguono una dietro l’altra, tutte uguali: tute bianche, mascherine che premono strette sulla faccia, pazienti sofferenti, impauriti, salutano i propri cari prima che le porte dell’ambulanza si chiudano dietro la barella.
Ricordi indelebili che mi porto a casa anche quando cerco di lavarli via, sfregando più forte la tuta durante la disinfezione, sì, perché il materiale sanitario scarseggia, è difficile reperirlo e noi dobbiamo sanificare la nostra tuta per poi riutilizzarla, ogni volta sperando di averlo fatto bene, pregando che non sia passato niente sotto gli occhiali e che la mascherina aderisca bene al viso.
Marzo 2021: zona rossa.
Qualcosa è cambiato, qualcos’altro è sempre uguale, la nostra 607 non viaggia più tra le strade di Bergamo, lavora qui a Buscate. Guardo questa targa incorniciata: “Il nostro grazie per il prezioso aiuto durante l’emergenza Covid-19”.
Bergamo che mi ringrazia mi dà la forza per andare avanti, per migliorarmi e per non smettere di fare quello che faccio.
“GRAZIE” è la parola più preziosa di quest’ultimo anno.
Edoardo