NOI VOLONTARI E VOLONTARIE
ESSERE VOLONTARIO O VOLONTARIA
Era l’estate del 2015, avevo appena finito di fare la maturità e, come buona parte dei ragazzi di 18 anni, non avevo assolutamente alcuna idea di cosa fare nella vita, una cosa però era sicura: non volevo dedicarmi solamente ai miei studi, mi serviva qualcosa che andasse oltre, che mi facesse essere fiera di me non solo per i voti scritti su un libretto, così ho deciso di dedicarmi al volontariato. Avevo fatto già diverse esperienze in precedenza ma una in particolare mi frullava in testa da diversi anni: 118. Così, una sera, chiamai un’amica di famiglia che già da tempo faceva la soccorritrice e le chiesi informazioni, scoprii che a breve sarebbe iniziato un corso di 120h presso la Croce Azzurra di Buscate. Non ci pensai 2 volte, la sera stessi chiesi informazioni e pochi giorni dopo mi presentai alla serata di partecipazione. Il mio percorso in Croce Azzurra Buscate cominciò semplicemente così.
Inizialmente facevamo solo lezioni e volontariato come autisti di Guardia Medica, dopo mesi di formazione cominciammo ad essere mandati sulle ambulanze come osservatori. Il primo giorno in ambulanza lo ricordo come fosse ieri: era una domenica mattina di metà marzo, l’equipaggio con cui ero in turno è stato gentilissimo con me, mi ricordo però uno dei primi avvertimenti quando ci hanno mandato su un trauma: “se ti senti male sali davanti in ambulanza e stai lì”, effettivamente era anche una mia grande paura: come reagirò? Fortunatamente andò tutto per il meglio e da lì turno dopo turno sono cresciuta moltissimo, ho imparato tanto da tutte le persone con cui ho lavorato e non solo a livello professionale ma anche a livello umano, soccorrere le persone in momenti in cui stanno davvero male ti porta a sviluppare una sensibilità diversa da quella che avevi prima, ti porta a valutare i problemi con il giusto distacco e dando il corretto valore a tutti i momenti della vita. Non vi nego che di momenti brutti ce ne sono stati, interventi che ti rimangono negli occhi per parecchi giorni sono capitati ma la vicinanza del proprio equipaggio e delle persone dell’associazione aiutano molto. Non si è mai lasciati soli.
Vivere l’associazione tuttavia non è solo fare il proprio turno in ambulanza, piano piano si diventa parte di qualcosa di più grande, quasi come una famiglia, e quindi non mancano cene, pranzi, feste, uscite in compagnia, litigate, a volte, che però fanno capire quanti ci si tenga a ciò che si sta facendo.
Dopo 5 anni posso dire che essere un soccorritore è dedizione, fatica, studio, pratica ma soprattutto è crescita, a qualunque età: non si smetterà mai di imparare né dal punto di vista professionale, né tanto meno, da quello personale, quindi, come dice un nostro motto, essere soccorritore è sapere, saper fare e saper essere, tutto il resto, viene da qui.
Giulia
Sono un studente di medicina di 22 anni, volontario in Croce Azzurra Buscate da circa 2 anni, ed oggi vi racconterò di come iniziò questa mia personale, meravigliosa esperienza nel volontariato.
Ricordo ancora la prima volta che venni a conoscenza di questa associazione: era Settembre 2018, nel giorno della festa del mio paese, in cui vidi uno stand di CAB ( associazione di volontariato in ambulanza nella mia zona ) e subito fui attirato da questo mondo. In un certo senso penso che fosse destino che entrassi in questo mondo, dato che da lì a poco sarebbero iniziati i corsi di formazione. Essendo poi, per indole, una persona curiosa, ho deciso di approfittare di quest’opportunità di approfondire questo mondo da cui fui attratto e mi iscrissi ai corsi.
Beh, nonostante i corsi richiedessero un costante impegno, li ho svolti sempre con molto piacere e con molta curiosità; di fatti, oltre alla crescita, volta per volta, del mio interesse verso questo tipo di attività, ho avuto la fortuna di conoscere ottime persone ed eccellenti istruzioni, che sicuramente contribuirono a rendere la formazione meno faticosa e molto più divertente di quanto pensassi. Tuttavia questo anno di lezioni su questo particolare tipo di volontariato non fu tutto “rose e fiori”: ci furono sicuramente momenti di sconforto, di tristezza e di abbattimento, in cui però non mi son mai sentito solo o abbandonato dato che l’aiuto di amicizie ed istruttori era sempre presente ed in grado di trasformare i momenti più tristi in occasioni di crescita personale e certamente professionale.
Dopo la parte di teoria, iniziò quella di pratica, sul campo. Sinceramente non sapevo cosa sarebbe potuto capitarmi, gli scenari che mi erano stati presentati erano i più vari: l’incidente, la precipitazione dal quinto piano o la perdita di coscienza; ed inoltre non sapevo come io stesso avrei reagito di fronte ad essi.
Nella mia personale esperienza, ho imparato che la sola pratica mi ha reso in grado di riuscire a vivere con meno emotività e paura i rischi del mestiere, e sicuramente in questa prospettiva un aiuto fondamentale è dato da coloro che svolgono questo lavoro da molto più tempo che per me sono stati una guida importante e una continua fonte di apprendimento e miglioramento.
Ad oggi, questo duro percorso che mi ha portato ad essere il volontario che sono, lo vedo con una certa gratificazione: questa esperienza mi ha permesso non solo di migliorarmi professionalmente, essendo il mio percorso di studi in ambito sanitario, ma mi ha anche dato al possibilità di conoscere nuove e fantastiche persone oltre che migliorami sotto diversi aspetti. Dunque, senza dubbio, è una esperienza che consiglierei sicuramente di vivere, non solo per la soddisfazione di poter aiutare chi ne ha bisogno, ma anche per il miglioramento personale che ne può derivare, come è stato nel mio caso.
Paolo